UZZIA

(2Cronache 26)


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Il nostro scopo qui, oggi non è di esaltare la vita di un uomo né di giudicarla. Mediteremo questo capitolo sapendo che "queste cose avvennero loro per servire d'esempio, e sono state scritte per ammonizione di noi" affinché "chi si pensa di stare ritto, guardi di non cadere" (1Corinzi 10:11,12).


I. IL RE GIOVANE (2Cronache 26:3)

Il moderno giovanilismo, sminuendo la famiglia, pensa quasi esclusivamente ai giovani incentrando su loro iniziative, servizi e progetti. Non è così nel popolo di Dio. Un buon cristiano non è tale in base all'anagrafe ma in virtù del suo rapporto personale con Dio. Alla luce di questo facciamo alcune brevi considerazioni:

a. Nessuno dev'essere discriminato a causa della sua età (Levitico 19:32; 1Timoteo 4:12). Tutti, giovani, famiglie e anziani devono sperare in Dio per camminare, correre o volare secondo le circostanze (Isaia 40:29,31);


b. La dottrina e l'etica non si adeguano all'età, ma restano immutabili nel tempo e a prescindere dalle culture (Timoteo 2:1-6);


c. L'armonia è l'ambiente in cui l'Opera prospera (1Giovanni 2:14; Giacomo 3:18; 1Pietro 5:5). I giovani convertiti non esigono privilegi ma servono con zelo e dedizione nella comunità (Filippesi 2:20-23). Si tratta di verità che giovani di fede pentecostale non possono permettersi di dimenticare (Atti 2:17).


Ciò che Uzzia fu messo in condizione di fare non dipese dalla sua giovane età ma dal tipo di rapporto con Dio che egli mantenne. Questo è quel che conta (Geremia 9:23,24; Salmi 119:100).

 

II. IL RE DEVOTO (2Cronache 26:5)

I cinquantadue anni del regno d'Uzzia non li vedremmo da una giusta prospettiva se non tenessimo in considerazione (2Cronache 26:5). Egli cercò l'Eterno e lo fece in maniera particolare:

a. Con consacrazione: "Si diede". Non fu una ricerca saltuaria né superficiale; arrese la sua vita nelle mani di Pio. Questa è l'unica via per la quale possiamo trovare il Signore con profitto per le nostre anime e in vista di un servizio efficace (Deuteronomio 4:29; Salmi 119:58; Geremia 29:13);


b. "Con diligenza": il termine indica quanto più di lontano vi è da una ricerca emotiva, superficiale o estemporanea. Uzzia si applicò a cercare Dio, facendone lo scopo principale della sua vita (1Timoteo 4:12-16);


c. Con la giusta comunione: "mentre visse Zaccaria, che aveva l'intelligenza delle visioni di Dio". Il giovane re non rigettò la guida ed il consiglio di un servitore fedele che Dio, nella Sua provvidenza gli aveva messo al fianco. In un mondo dove l'idea del "self made man" è predominante e produce masse di frustrati, falliti in gran quantità, e un discreto numero d'esaltati, il credente cerca il Signore in comunione con i fratelli riconoscendo i ministeri che Cristo dona alla Chiesa (Effesini 4:11-14). Il Nuovo Testamento insegna sia che Cristo è la nostra unica guida per mezzo dello Spirito Santo (Matteo 23:10; Giovanni 16:13) sia che il ruolo dei ministri del Vangelo è fondamentale (1Tessalonicesi 3:2,10; 5:12,13).


La comunità locale, il ministero, la disciplina cristiana e la sana dottrina non sono d'origine umana ma rientrano nel piano di Dio per la Sua chiesa. Chi cerca il Signore si muove in quest'ambito per essere utile al Suo Maestro (2Timoteo 3:10-16).


III. IL RE CONCRETO (2Cronache 26:6-15)

La vita cristiana non è una filosofia astratta ma è un modo di vivere concreto. Non esiste nessuna contrapposizione fra cristianesimo e praticità. Chi sostiene che la vita cristiana è un muoversi fra le nuvole o è ignorante o è in malafede.


a. Fu un guerriero potente ed uno stratega geniale. L'esito della battaglia dipende sì dall'Eterno, ma noi non possiamo starcene all'ombra del melograno (1Samuele 14:2). Chi cerca il Signore con diligenza sarà disponibile a combattere le battaglie dell'Eterno realizzando una fede vittoriosa.

1. C'è un combattimento contro un nemico malvagio (1Timoteo 1:18; 6:12; Efesini 6:11,12);

2. C'è un modo per combattere: con l'armatura giusta (2Cronache 26:14,15; Efesini 6:13-17); soffrendo (2Timoteo 2:3); con dedizione (2Timoteo 2:4); nell'unità (Filippesi 1:27; 2Cronache 26:11-13); pregando (Efesini 6:18);

3. C'è una vittoria: la nostra vittoria è quella del Figliuolo di Dio (2Cronache 26:7; Giovanni 16:33; Romani 8:37; 1Giovanni 2:13,14).


b. Fu un costruttore capace (2Cronache 26:6,9). Uno degli aspetti del servizio d'Uzzia messo in evidenza dallo Spirito Santo fu quello del costruttore (2Cronache 26:2). Egli cercò il Signore Che gli diede intelligenza e forza per edificare il suo regno. Osserviamo in che modo agì:

1. Demolì mura e costruì città nel territorio dei Filistei (2Cronache 26:6). II ministero di abbattere non è certo invidiabile, ma la promiscuità non rientra nel piano di Dio. Quelle roccaforti filistee andavano demolite perché non divenissero possibili covi di nemici per Giuda. Riconosciamo ciò che dev'essere abbattuto prima di iniziare ad edificare affinché il fondamento sia posto in maniera giusta. Questo è il metodo divino (Ebrei 2:14; 1Giovanni 3:8; cfr. Galati 2:18);

2. Elevò diverse torri: per custodire la città (2Cronache 26:9), altre per guardare lontano, nel deserto (mostrando una buona attitudine a proteggere i confini (2Cronache 26:10) e delle torri per difendere la città con armi offensive (2Cronache 26:15). Possiamo ben dire che queste torri ci parlano di un'anima che s'eleva per essere preservata (Salmi 119:10; 143:8);

3. Fortificò: quand'uno desidera fortificare la sua posizione, significa almeno un paio di cose: che è consapevole non solo dell'ostilità dei nemici (1Giovanni 5:19), ma anche della propria vulnerabilità (Marco 14:38). Abbiamo bisogno d'essere fortificati in Cristo Gesù e mediante la pienezza del Suo Spirito (Efesini 6:10; Filippesi 4:13; Atti 1:8).


c. Fu un agricoltore molto attivo (2Cronache 26:10). II militare e il costruttore fu anche un ottimo agricoltore. Non ebbe dei passatempi inutili né s'impegnò in campagne militari di sua iniziativa ma si dedicò anche all'agricoltura e con profitto.

1. L'avvedutezza con cui lo fece: "scavò molte cisterne". La fiducia in Dio non incoraggia a vivere in maniera improduttiva ma ad essere previdenti facendo tesoro di ciò che Egli ci dà. Cerchiamo il Signore che mandi la pioggia ma prepariamoci con dei cuori scavati per contenere la benedizione e conservarla gelosamente (Luca 2:51);

2. L'organizzazione del lavoro. Un uomo saggio non trascura alcun luogo e s'impegna a tutto campo (2Re 6:9; Ecclesiaste 11:6). E un principio che non si applica soltanto ai pastori (2Timoteo 4:2,5);

3. L'amore che vi mise. Uzzia amava l'agricoltura. Il motore del servizio cristiano è l'amore. L'amore senza servizio è sentimentalismo e il servizio senza amore è attivismo entrambi non hanno alcun effetto sulle anime. Consideriamo la testimonianza dei Tessalonicesi (1Tessalonicesi 1:3). "Quello che vale è la fede che opera per mezzo dell'amore" (Galati 5:6).


IV IL RE LEBBROSO (2cronache 26:16)

Quando Dio ci benedice non perdiamo di vista che la benedizione procede da Lui e non da noi stessi (Deuteronomio 8:11-18).


a. Tentazioni pericolose. Le molte vittorie gli fecero ottenere una gran fama (2Cronache 26:15). L'ebbrezza del successo e la sete di potere sono trappole diaboliche che si riescono a schivare soltanto avendo il sentimento di Cristo (Filippesi 2; 1Pietro 5:5);


b. Un'azione avventata ed una reazione spropositata. L'errore di Uzzia consisté in ciò che commise (profanò il tempio), ma anche nell'adirarsi contro i sacerdoti e nel fatto che ci volle l'intervento di Dio per indurlo a recedere dalla sua follia (Proverbi 28:23; Ebrei 12:5,6). Dio ci aiuti ad accettare ed apprezzare la disciplina cristiana (Salmi 141:5; Proverbi 24:25);


c. Il giudizio di Dio manifestato e l'esclusione per disciplina. Il fatto che non morì indica, con tutta probabilità, che Dio volle impartirgli una lezione ma salvargli l'anima (Salmi 118:18; 119:71; Isaia 38:17).


V. IL RE INCOMPLETO

Uzzia, seppure non fallì del tutto, fu incompleto nel suo servizio. Cercare di conoscere il perché non è semplice curiosità né vuole significare giudicare ma serve a capire per non commettere, anche noi, gli stessi errori.


a. Una mancanza iniziale (2Re 15:4). Convisse con una eccessiva familiarità nelle cose sacre e ciò contribuì a farlo agire in maniera profana. Non possiamo permetterci di tollerare, nella nostra vita, il benché minimo peccato (Ecclesiaste 10:1; Cantico 2:15; 1Corinzi 5:6);


b. Un calo d'attenzione: l'espressione "e finché cercò l'Eterno" pare indicare che vi fu un momento in cui non Lo ricercò (o non Lo cercò più). Forse ciò coincise con la morte di Zaccaria e, se così fosse, denunzia una mancanza di maturità spirituale (Geremia 17:5). Nel Nuovo Testamento vi sono molti appelli all'attenzione (1Corinzi 9:27; 1Timoteo 4:16);


c. Limitazioni naturali. Quel re che sembrava perfetto era un uomo sottoposto alle stesse passioni che noi e la sua fine contribuì a rendere visibili i contorni di un'umanità decaduta che non poteva fare a meno di un Mediatore per comparire dinanzi a Dio. C'è un solo Re della stirpe i Davide degno di esercitare il servizio del Sommo Sacerdote e quegli è Gesù Cristo, il nostro Salvatore.


Noi, oggi, abbiamo molto più di ciò che aveva Uzzia: abbiamo la Grazia in Cristo Gesù, la Rigenerazione dello Spirito Santo, la Rivelazione completa. Possediamo molto più di lui e molto più che a lui ci sarà richiesto quando compariremo dinanzi al Tribunale di Cristo (Luca 12:48). Confidiamo nel Re Che ci ha salvato (Filippesi 1:6).


"Quasi contemporaneamente alla sua morte (di Uzzia) Isaia contemplò la visione di Dio su un trono; infatti, quando il fiato dei principi se ne va, ed egli torna alla sua terra, questo è il nostro conforto, che l'Eterno regna in perpetuo (Salmi 146:3,4,10). Il re d'Israele muore, ma il Dio d'Israele vive ancora. [...] Come le vite dei principi sono limitate, così la loro gloria è spesso eclissata; ma come Dio vive per sempre così la sua gloria è senza fine. II re Uzzia muore in un ospedale ma il Re dei re è tuttora sul suo trono [...] Isaia vide il Signor Gesù... vide la gloria di lui e di lui parlò" (M.H.). Già, nell'anno della morte d'Uzzia. Isaia vide il Signore! Sia la nostra visione come quella d'Isaia, muoia quello che di terreno e carnale v'è in noi e regni Cristo in tutta la Sua maestà e gloria.


Aniello Angelo Esposito

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