Alzati e mettiti a costruire

Foto libro

Il nome Neemia significa “l’Eterno ha consolato”. La ricostruzione delle mura e delle porte di Gerusalemme è una meravigliosa illustrazione dell’opera di Dio per il suo popolo e di un servizio continuo che la chiesa, costituita da tutti i credenti, deve svolgere con assiduità, senza antagonismi, gelosie e invidie, ma in piena armonia, sospinta dall’amore e nell’interesse comune per l’avanzamento del regno di Dio. Quest’opera imponente è altresì simbolo dei diversi comportamenti che il credente, operaio e servo del Dio vivente, può assumere e delle qualità che lo devono caratterizzare.


La ricostruzione delle mura di Gerusalemme, che cingevano la città lungo un perimetro di 6 km, avvenne in cinquantadue giorni: “Le mura furono portate a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni” (Neemia 6:15). Questi dati ci esortano a comprendere come la chiesa, se mossa da pari consentimento, possa compiere grandi opere in breve tempo: tutti, infatti, lavorarono contemporaneamente alla ricostruzione di una parte delle mura o di una porta.


Porte, torri, sbarre... Nella struttura delle mura di cinta delle città fortificate dovevano essere presenti una o più porte che permettevano agli abitanti di entrare e uscire dalla città e, allo stesso tempo, impedivano l’ingresso ai nemici. Le porte erano dotate sia di serrature sia di sbarre per renderle inespugnabili. La città di Gerusalemme raffigura oggi la chiesa protetta da alte mura, le quali simboleggiano l’opera dei credenti e le qualità che questi devono possedere. Il servizio al quale la chiesa è chiamata fornisce una protezione contro gli attacchi del nemico.


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